Siamo partiti introducendo gli aspetti tecnici di questo progetto, poi siamo passati ad introdurre gli aspetti storici, tattici e psicologici. Ora cominciamo a vedere gli aspetti più “spirituali” e filosofici.
È inutile negare che ogni arte marziale che sia tale ha una sua anima. Un insieme di linee morali, e spirituali che il praticante deve e vuole seguire.
Parlando della morale, il vero Romano deve seguire numerosi valori che erano chiamati complessivamente “Mos Maiorum” e rappresentavano i valori dei padri, che vedremo meglio in futuro; ma posso affermare che un valore in particolare era al di sopra di tutti per i nostri antenati: la “Virtus”.
Era tanto importante, che anche oggi la parola “virtù” è il valore per antonomasia.
(Muzio Scevola)
La Virtus era una sorta di “super-valore”, che voleva indicare in primo luogo il valore sul campo di battaglia in tutte le sue molteplici forme, e successivamente anche la forza morale in senso lato. Quella forza che permetteva ai Romani di non indietreggiare mai davanti alle difficoltà, per quanto grandi fossero.
(Orazio Coclide)
La Virtus e con essa tutto il Mos Maiorum saranno il nostro credo; sia durante che fuori dalla pratica marziale, nella vita di tutti i giorni e nelle situazioni d’emergenza.
Per quello che riguarda invece il lato spirituale posso dire che è quasi prematuro parlarne ora; introduco dicendo che cercheremo di capire come funziona la mente umana, come adattare lo spirito al combattimento; la meditazione non era pratica esclusivamente orientale anzi, erano proprio questi gli insegnamenti celati alla massa.
È importante capire che uno spirito che per vincere uno scontro per prima cosa serve uno spirito guerriero, poi serve la volontà di vincere (data dagli ideali e dai valori) e solo per ultimo è necessario un corpo allenato e addestrato.